lunedì 5 marzo 2012

La città che vorrei

(piccolo omaggio a Riace ed al suo sindaco Mimmo Lucano)



Un paese del Sud accoglie i rifugiati a braccia aperte: è Riace, cittadina protagonista di un’incredibile esperienza di ospitalità di immigrati e rifugiati, i quali hanno ripopolato e dato nuova linfa al paese, abbandonato dalla popolazione locale, che emigrava per migliori condizioni di vita al nord.
“Un villaggio globale nell’angolo più povero di una delle regioni più povere dell’Italia, una terra di sogni in frantumi, un luogo che una volta la gente lasciava è diventato ora un posto di accoglienza” puntualizza il sindaco Domenico Lucano con orgoglio.
A Riace, “Mimmo” Lucano ha chiesto ai proprietari che vivono lontano di poter restaurare le loro case abbandonate del centro medievale per utilizzarle per fini abitativi o turistici. In molte di queste il sindaco ha sistemato i rifugiati,assicurando vitto e alloggio gratuito, compreso l’energia elettrica ed in cambio ha chiesto che imparino l’italiano e lavorino. Le donne si dedicano all’artigianato e gli uomini ristrutturano le case che vengono affittate ai turisti.
Tutto iniziò quando Mimmo Lucano vide un gruppo di curdi sbarcati nello stesso posto dove furono trovati le statue dei bronzi di Riace, e disse: “Il vento ci ha portato un carico speciale, e chi siamo noi per rimandarlo indietro?”
Mimmo Lucano, da allora soprannominato "il curdo", con i curdi e gli altri rifugiati arrivati dette vita ad un’associazione chiamata Città Futura, e con essa ha cambiato il paese.
Riace, le cui bellezze naturali sono state deturpate dagli scempi dell’abusivismo edilizio, oggi rivive e si è imposta all’attenzione dei media nazionali e internazionali per la raccolta differenziata condotta con gli asini, ma anche per il borgo ripopolato con le botteghe artigiane, per la costituzione di un eco-villaggio, il “Riace-Village”, riproposizione di un villaggio rurale per l’ospitalità diffusa e per il turismo sostenibile, per il “Riace Film Festival”, la prima kermesse dedicata al cinema delle migrazioni. Si è riaperta la scuola elementare dove sono più i bambini stranieri che quelli italiani.
Ci sono al momento 220 immigrati che vivono accanto ai 1.600 residenti originari del paese. Il sindaco spera che la popolazione ritorni alla fine al livello di un tempo di 3.000 persone. I nuovi residenti aprono negozi e mandano i figli alla scuola locale e i turisti vengono ora a Riace a comprare l’artigianato fatto dai nuovi residenti. Mimmo si è trovato ad affrontare anche molti problemi: una famiglia serba, madre e 6 minori era stata mandata a Bolzano, uno dei Comuni più ricchi d’Italia per inserirsi. Li hanno rimandati a Riace, uno dei Comuni più poveri dove, anche se i bilanci sono magri, li hanno ripresi. Questa estate i 40 bambini, 28 migranti di Riace sono stati portati al mare tutti i giorni con un pulmann, lo hanno ritenuto un dovere fondamentale.
Un articolo di Der Spiegel parla di Helen, arrivata dall’ Etiopia, incinta di otto mesi, oggi lavora al telaio tessuti calabresi di lana di alta qualità, mentre l’irakeno Mohammed, perseguitato dalla milizia del Mahdi, adesso vende kebab e lavora nell’edilizia. Shukri, una donna somala di 23 anni con due figli, lavora il vetro soffiato e fa farfalle di vetro.
A chi arriva qui sembra un miracolo incredibile avere vitto e alloggio, €2 al giorno per le piccole spese, più € 500 al mese per il lavoro...
E intanto bisogna confrontarsi anche con la n’drangheta, e non è facile quando arrivano le minacce.
«Certo le minacce, ma che significa che me ne devo andare? – dice lui sprezzante – che tutti ce ne dobbiamo andare? Io non ho paura, il mio messaggio è antitetico a quello della ‘ndragheta: da una parte loro, dall’altra noi. C’è una Calabria che vuole restituire dignità alla politica. Gli uomini d’onore, l’antistato, danno in qualche modo risposte più rapide alla crisi di occupazione del territorio e qui sta la mia scommessa, indicare uno sviluppo diverso dal turismo di massa e dai centri commerciali, uno sviluppo che si basa sull’identità dell’essere calabrese proprio in virtù dell’accoglienza dello straniero, valore antico che si tramanda da generazioni».
Il sindaco Lucano crede di aver trovato un modo di far crescere di nuovo la popolazione europea. Il suo progetto è di insediare i rifugiati in posti dove la popolazione diminuisce.
Tutte idee partorite dal sindaco Domenico Lucano che per questo è stato nominato, unico italiano, tra i 23 finalisti del “World Mayor Prize”, premio per il miglior sindaco del mondo, arrivando terzo.
Ma lui, Mimmo, a parlare del premio si schermisce: «Mi mette un poco a disagio, io faccio solo il sindaco con l’impegno di un militante, non ho mai abbandonato le utopie di quand’ero studente».
Questo sindaco, questa persona come noi, non sta con i partiti, lui si definisce del partito di Peppino Impastato, i valori a cui si ispira tutti i giorni nel fare l’amministratore sono l’uguaglianza sociale, la partecipazione e la trasparenza per togliere gli agganci negli appalti con la criminalità; chiamiamola, se volete, sinistra utopica. Dice: «La sinistra disperata e immaginaria che dobbiamo ricostruire passa per una ricostruzione di spazi democratici in cui si mettano al centro i richiedenti asilo, i diritti delle fasce più deboli, la lotta sociale alla criminalità organizzata, ma anche per spazi di controinformazione».
Riace oggi è esempio concreto di come far diventare l’accoglienza, l’asilo politico, il turismo compatibile, la lotta alla criminalità e alla speculazione elementi di valorizzazione.
E’ bello visitare Riace, si trovano persone di ogni nazione, tra le più sensibili, ma anche intellettuali e politici fanno pellegrinaggi a Riace, anche il regista tedesco Wim Wenders che ci ha fatto un film "Il Volo" sui rifugiati che arrivano a Riace e i suoi nuovi residenti.

«La cosa che mi fa più felice? - dice Mimmo - è i bambini sono tornati a giocare per le strade di Riace».

Pino Ciraci