(piccolo omaggio a Riace ed al suo sindaco Mimmo Lucano)
Un paese del Sud accoglie i rifugiati a braccia aperte: è Riace, cittadina protagonista di un’incredibile esperienza di ospitalità di immigrati e rifugiati, i quali hanno ripopolato e dato nuova linfa al paese, abbandonato dalla popolazione locale, che emigrava per migliori condizioni di vita al nord.
“Un villaggio globale nell’angolo più povero di una delle regioni più povere dell’Italia, una terra di sogni in frantumi, un luogo che una volta la gente lasciava è diventato ora un posto di accoglienza” puntualizza il sindaco Domenico Lucano con orgoglio.
A Riace, “Mimmo” Lucano ha chiesto ai proprietari che vivono lontano di poter restaurare le loro case abbandonate del centro medievale per utilizzarle per fini abitativi o turistici. In molte di queste il sindaco ha sistemato i rifugiati,assicurando vitto e alloggio gratuito, compreso l’energia elettrica ed in cambio ha chiesto che imparino l’italiano e lavorino. Le donne si dedicano all’artigianato e gli uomini ristrutturano le case che vengono affittate ai turisti.
Tutto iniziò quando Mimmo Lucano vide un gruppo di curdi sbarcati nello stesso posto dove furono trovati le statue dei bronzi di Riace, e disse: “Il vento ci ha portato un carico speciale, e chi siamo noi per rimandarlo indietro?”
Mimmo Lucano, da allora soprannominato "il curdo", con i curdi e gli altri rifugiati arrivati dette vita ad un’associazione chiamata Città Futura, e con essa ha cambiato il paese.
Riace, le cui bellezze naturali sono state deturpate dagli scempi dell’abusivismo edilizio, oggi rivive e si è imposta all’attenzione dei media nazionali e internazionali per la raccolta differenziata condotta con gli asini, ma anche per il borgo ripopolato con le botteghe artigiane, per la costituzione di un eco-villaggio, il “Riace-Village”, riproposizione di un villaggio rurale per l’ospitalità diffusa e per il turismo sostenibile, per il “Riace Film Festival”, la prima kermesse dedicata al cinema delle migrazioni. Si è riaperta la scuola elementare dove sono più i bambini stranieri che quelli italiani.
Ci sono al momento 220 immigrati che vivono accanto ai 1.600 residenti originari del paese. Il sindaco spera che la popolazione ritorni alla fine al livello di un tempo di 3.000 persone. I nuovi residenti aprono negozi e mandano i figli alla scuola locale e i turisti vengono ora a Riace a comprare l’artigianato fatto dai nuovi residenti. Mimmo si è trovato ad affrontare anche molti problemi: una famiglia serba, madre e 6 minori era stata mandata a Bolzano, uno dei Comuni più ricchi d’Italia per inserirsi. Li hanno rimandati a Riace, uno dei Comuni più poveri dove, anche se i bilanci sono magri, li hanno ripresi. Questa estate i 40 bambini, 28 migranti di Riace sono stati portati al mare tutti i giorni con un pulmann, lo hanno ritenuto un dovere fondamentale.
Un articolo di Der Spiegel parla di Helen, arrivata dall’ Etiopia, incinta di otto mesi, oggi lavora al telaio tessuti calabresi di lana di alta qualità, mentre l’irakeno Mohammed, perseguitato dalla milizia del Mahdi, adesso vende kebab e lavora nell’edilizia. Shukri, una donna somala di 23 anni con due figli, lavora il vetro soffiato e fa farfalle di vetro.
A chi arriva qui sembra un miracolo incredibile avere vitto e alloggio, €2 al giorno per le piccole spese, più € 500 al mese per il lavoro...
E intanto bisogna confrontarsi anche con la n’drangheta, e non è facile quando arrivano le minacce.
«Certo le minacce, ma che significa che me ne devo andare? – dice lui sprezzante – che tutti ce ne dobbiamo andare? Io non ho paura, il mio messaggio è antitetico a quello della ‘ndragheta: da una parte loro, dall’altra noi. C’è una Calabria che vuole restituire dignità alla politica. Gli uomini d’onore, l’antistato, danno in qualche modo risposte più rapide alla crisi di occupazione del territorio e qui sta la mia scommessa, indicare uno sviluppo diverso dal turismo di massa e dai centri commerciali, uno sviluppo che si basa sull’identità dell’essere calabrese proprio in virtù dell’accoglienza dello straniero, valore antico che si tramanda da generazioni».
Il sindaco Lucano crede di aver trovato un modo di far crescere di nuovo la popolazione europea. Il suo progetto è di insediare i rifugiati in posti dove la popolazione diminuisce.
Tutte idee partorite dal sindaco Domenico Lucano che per questo è stato nominato, unico italiano, tra i 23 finalisti del “World Mayor Prize”, premio per il miglior sindaco del mondo, arrivando terzo.
Ma lui, Mimmo, a parlare del premio si schermisce: «Mi mette un poco a disagio, io faccio solo il sindaco con l’impegno di un militante, non ho mai abbandonato le utopie di quand’ero studente».
Questo sindaco, questa persona come noi, non sta con i partiti, lui si definisce del partito di Peppino Impastato, i valori a cui si ispira tutti i giorni nel fare l’amministratore sono l’uguaglianza sociale, la partecipazione e la trasparenza per togliere gli agganci negli appalti con la criminalità; chiamiamola, se volete, sinistra utopica. Dice: «La sinistra disperata e immaginaria che dobbiamo ricostruire passa per una ricostruzione di spazi democratici in cui si mettano al centro i richiedenti asilo, i diritti delle fasce più deboli, la lotta sociale alla criminalità organizzata, ma anche per spazi di controinformazione».
Riace oggi è esempio concreto di come far diventare l’accoglienza, l’asilo politico, il turismo compatibile, la lotta alla criminalità e alla speculazione elementi di valorizzazione.
E’ bello visitare Riace, si trovano persone di ogni nazione, tra le più sensibili, ma anche intellettuali e politici fanno pellegrinaggi a Riace, anche il regista tedesco Wim Wenders che ci ha fatto un film "Il Volo" sui rifugiati che arrivano a Riace e i suoi nuovi residenti.
«La cosa che mi fa più felice? - dice Mimmo - è i bambini sono tornati a giocare per le strade di Riace».
Pino Ciraci
lunedì 5 marzo 2012
martedì 1 marzo 2011
Marco Travaglio, Nichi Vendola è puro
In risposta al monologo video intitolato “Il palo della banda dell’ortica”
Caro Marco,
ero un tuo estimatore, un cittadino che aspettava ogni settimana Annovero su RAI DUE per ascoltare il tuo interessante monologo, sempre in tema con la situazione politica attuale, sempre attento e credevo preciso nella ricostruzione dei fatti.
Infatti, quello che, pensavo, ti contraddistingueva dagli altri giornalisti, era che i tuoi monologhi erano pieni di dati e date, di nomi ed eventi correlati, da farmi sempre pensare che le tue affermazioni fossero documentate e del tutto limpide.
Mai ho pensato che quando tu esponi i fatti metti insieme solo i dati e le date che ti interessano per costruire, e soprattutto, per vendere ai media, le tue “avventate” intuizioni. Questo, se da un lato, ti fa sembrare un bravo giornalista, dall’altro lato, scredita la fiducia che la gente per bene ha avuto finora nei tuoi confronti. Intendo dirti che quando si fanno ricostruzioni giornalistiche sui temi della vita sociale e politica, l’etica vuole, che la sincerità e la preparazione dei fatti sia limpida, chiara e sincera, almeno sotto lo stretto aspetto giornalistico.
Ti dico questo perché nel tuo monologo video intitolato “Il palo della banda dell’ortica”, parli della sanità pugliese e metti insieme una interessante e spesso vera ricostruzione dei fatti, ma non dicendo tutto quello che l’inchiesta ha pubblicato. E’ vero che tu non sei né un politico né tantomeno un amministratore, e di conseguenza riesci a parlare di queste due professioni solo per sentito dire, senza sapere davvero cosa vuol dire essere politici ed essere amministratori. Le idee di governo ed il programma di governo sono due cose diverse, e già queste sono differenze sostanziali della vita politica. Ma anche l’amministrazione di una regione ha bisogno di un programma, ma anche di compromessi, perché questa è la democrazia, questo è l’esercizio della libertà. Per governare c’è bisogno che ci sia una grande organizzazione e c’è bisogno di ricostruire un sistema di regole che da anni sono seppellite, ma questo non è colpa di Nichi Vendola, perché Nichi Vendola si è solo trovato davanti ad un bivio, dove il PD minacciava che se non ci fosse stato Tedesco non ci sarebbe stata giunta regionale. Nichi Vendola ha solo avuto fiducia nelle indicazioni del partito di maggioranza, e quando ha scoperto che realmente Tedesco non meritava la fiducia del governo pugliese, ha subito azzerato la Giunta intera. Questo è Nichi caro Marco.
Pino Ciraci
Caro Marco,
ero un tuo estimatore, un cittadino che aspettava ogni settimana Annovero su RAI DUE per ascoltare il tuo interessante monologo, sempre in tema con la situazione politica attuale, sempre attento e credevo preciso nella ricostruzione dei fatti.
Infatti, quello che, pensavo, ti contraddistingueva dagli altri giornalisti, era che i tuoi monologhi erano pieni di dati e date, di nomi ed eventi correlati, da farmi sempre pensare che le tue affermazioni fossero documentate e del tutto limpide.
Mai ho pensato che quando tu esponi i fatti metti insieme solo i dati e le date che ti interessano per costruire, e soprattutto, per vendere ai media, le tue “avventate” intuizioni. Questo, se da un lato, ti fa sembrare un bravo giornalista, dall’altro lato, scredita la fiducia che la gente per bene ha avuto finora nei tuoi confronti. Intendo dirti che quando si fanno ricostruzioni giornalistiche sui temi della vita sociale e politica, l’etica vuole, che la sincerità e la preparazione dei fatti sia limpida, chiara e sincera, almeno sotto lo stretto aspetto giornalistico.
Ti dico questo perché nel tuo monologo video intitolato “Il palo della banda dell’ortica”, parli della sanità pugliese e metti insieme una interessante e spesso vera ricostruzione dei fatti, ma non dicendo tutto quello che l’inchiesta ha pubblicato. E’ vero che tu non sei né un politico né tantomeno un amministratore, e di conseguenza riesci a parlare di queste due professioni solo per sentito dire, senza sapere davvero cosa vuol dire essere politici ed essere amministratori. Le idee di governo ed il programma di governo sono due cose diverse, e già queste sono differenze sostanziali della vita politica. Ma anche l’amministrazione di una regione ha bisogno di un programma, ma anche di compromessi, perché questa è la democrazia, questo è l’esercizio della libertà. Per governare c’è bisogno che ci sia una grande organizzazione e c’è bisogno di ricostruire un sistema di regole che da anni sono seppellite, ma questo non è colpa di Nichi Vendola, perché Nichi Vendola si è solo trovato davanti ad un bivio, dove il PD minacciava che se non ci fosse stato Tedesco non ci sarebbe stata giunta regionale. Nichi Vendola ha solo avuto fiducia nelle indicazioni del partito di maggioranza, e quando ha scoperto che realmente Tedesco non meritava la fiducia del governo pugliese, ha subito azzerato la Giunta intera. Questo è Nichi caro Marco.
Pino Ciraci
giovedì 26 agosto 2010
Alì Orgen Libero - No all'estradizione
Se non parliamo del Kurdistan non possiamo capire l’arresto su richiesta di estradizione della Turchia, di Alì Orgen. Il Kurdistan è un paese negato al suo popolo dall’Iraq, Iran, Siria e dalla Turchia che ne occupano le terre, eppure il Kurdistan ha una sua cultura, una sua lingua, suoi confini, oltre al suo popolo. Ogni giorno la Turchia incarcera, tortura, uccide, usando anche armi chimiche, per reprimere tutte quelle persone che ne rivendicano l’indipendenza, e Alì Orgen è di Bismil, e lotta per una società nuova. In Turchia chiunque osa parlare in lingua curda è arrestato, ogni formazione politica che appoggi o rivendichi l’indipendenza del Kurdistan è bandita. Più volte Amnesty International ha denunciato questo stato di cose in Turchia, ma sempre i poteri forti e le politiche opportunistiche delle grandi lobby hanno zittito e minimizzato lo stato di cose.
Alì Orgen vive a Taranto dal 2003, ma l’amore per il suo paese non è mai morto. La sua storia comincia a complicarsi quando nel 1996 viene arrestato. Dopo tre anni di duro carcere, dove viene spesso torturato, viene condannato a morte, anche se non è accusato di nessun episodio delittuoso o fatto di sangue, ma solo per l’amore del suo paese. La condanna viene poi tramutata in ergastolo prima e in sei anni di reclusione dopo, in un seguirsi di processi farsa, senza mai un avvocato difensore. Nel momento della sentenza comunque ad Alì mancano solo pochi mesi residui di pena, e così gli vengono abbuonati.
A Taranto intanto Alì si rifà una vita nuova, si crea nuove relazioni sociali, si inserisce nel mondo del lavoro, apre un phone center, il primo a Taranto, per permettere a tutti gli stranieri di parlare con i loro cari nei paesi d’origine a prezzi modici, e quel phone center è diventato u punto di riferimento per tutti i migranti di Taranto. Ma nel 2005, per la riforma del codice penale turco, mentre Alì è a Taranto a lavorare, il processo viene riaperto e Alì viene condannato a scontare il residuo di pena.
Quest’anno, quando Alì è andato a rinnovare il permesso di soggiorno, per prima cosa gli è stato rifiutato, e per giunta è arrivata la richiesta di estradizione. Il 18 agosto Alì è stato arrestato e fino ad oggi è in cella di isolamento nel carcere di Taranto, in attesa di decisioni sull’estradizione, che è del tutto ingiustificata. Se dovesse essere estradato Alì rischia di finire nelle carceri turche, fra nuove torture, in condizioni disumane fino alla morte.
Alì non è un terrorista curdo, non è stato coinvolto nell’inchiesta sul terrorismo curdo in Italia, che tra l’altro si è conclusa con un nulla di fatto, e non si basa su questo la richiesta di estradizione. Alì è stata vittima nel 1996 ed è vittima oggi di leggi liberticide.
Chiediamo a tutti i partiti, associazioni, comitati, organizzazioni per i diritti sociali e singoli cittadini, di unirsi per chiedere l’immediata scarcerazione e impedire l’estradizione di Alì Orgen, cittadino curdo, cittadino del mondo.
Alì Orgen vive a Taranto dal 2003, ma l’amore per il suo paese non è mai morto. La sua storia comincia a complicarsi quando nel 1996 viene arrestato. Dopo tre anni di duro carcere, dove viene spesso torturato, viene condannato a morte, anche se non è accusato di nessun episodio delittuoso o fatto di sangue, ma solo per l’amore del suo paese. La condanna viene poi tramutata in ergastolo prima e in sei anni di reclusione dopo, in un seguirsi di processi farsa, senza mai un avvocato difensore. Nel momento della sentenza comunque ad Alì mancano solo pochi mesi residui di pena, e così gli vengono abbuonati.
A Taranto intanto Alì si rifà una vita nuova, si crea nuove relazioni sociali, si inserisce nel mondo del lavoro, apre un phone center, il primo a Taranto, per permettere a tutti gli stranieri di parlare con i loro cari nei paesi d’origine a prezzi modici, e quel phone center è diventato u punto di riferimento per tutti i migranti di Taranto. Ma nel 2005, per la riforma del codice penale turco, mentre Alì è a Taranto a lavorare, il processo viene riaperto e Alì viene condannato a scontare il residuo di pena.
Quest’anno, quando Alì è andato a rinnovare il permesso di soggiorno, per prima cosa gli è stato rifiutato, e per giunta è arrivata la richiesta di estradizione. Il 18 agosto Alì è stato arrestato e fino ad oggi è in cella di isolamento nel carcere di Taranto, in attesa di decisioni sull’estradizione, che è del tutto ingiustificata. Se dovesse essere estradato Alì rischia di finire nelle carceri turche, fra nuove torture, in condizioni disumane fino alla morte.
Alì non è un terrorista curdo, non è stato coinvolto nell’inchiesta sul terrorismo curdo in Italia, che tra l’altro si è conclusa con un nulla di fatto, e non si basa su questo la richiesta di estradizione. Alì è stata vittima nel 1996 ed è vittima oggi di leggi liberticide.
Chiediamo a tutti i partiti, associazioni, comitati, organizzazioni per i diritti sociali e singoli cittadini, di unirsi per chiedere l’immediata scarcerazione e impedire l’estradizione di Alì Orgen, cittadino curdo, cittadino del mondo.
mercoledì 28 aprile 2010
Sole 24 Ore: i bilanci dei capoluoghi d’Italia e la Puglia
Venezia e Siena sono i comuni capoluogo più ricchi d'Italia. I più poveri Agrigento ed Enna. I piu' indebitati risultano Torino e Milano. Mentre Palermo si presenta come la città in cui in assoluto si investe meno, con una spesa pari a 26 euro a cittadino.
In particolare, Venezia svetta in testa alla classifica delle entrate proprie grazie al contributo sui bilanci che arriva dal Casinò e dai tributi speciali. Su Torino, che e' la città con il maggiore indebitamento (3.450 euro pro-capite) pesa l'effetto Olimpiadi; a seguirla e' Milano che presenta un debito a cittadino di 2.938 euro. La meno indebitata Caltanisetta (42 euro a testa).
Guardando alle entrate tributarie pro capite nei comuni capoluogo italiani, la media risulta di 395 euro. Quanto ai passivi, invece, l'indebitamento medio per abitante e' pari in media a 1.207 euro. Mentre il valore delle spese correnti medie e' pari a 1.060 euro, con quelle per investimenti (in media 398 euro, con quasi tutto il sud al di sotto della cifra) che vedono Palermo all'ultimo posto.
In Puglia il Comune di Lecce è il secondo in Italia, tra i 110 capoluoghi di provincia, per entrate tributarie. Il comune salentino con 805 euro ad abitante è secondo soltanto a Venezia le cui casse però sono adeguatamente rimpinguate dagli introiti che provengono anche dall’attività del Casinò. Per entrate tributare altri due Comuni pugliesi sono al di sopra della media nazionale: Brindisi è al 24esimo posto con 473 euro, Bari al 39esimo con 419, poi Foggia con 371 e Andria con 282 euro.
Il quadro che emerge dal report vede una contrapposizione netta tra il nord e il sud del Paese. Nel settentrione ci sono più spese per gli investimenti e minor costi della politica. Pochi investimenti ed elevati costi per la politica, invece, si trovano nel Sud.
Per quanto riguarda i debiti è Lecce il Comune pugliese con il maggior tasso di indebitamento, con 1.491 euro ad abitante (quasi 330 euro in più della media nazionale). Seguono in graduatoria Foggia con 838 euro, Andria con 755, Brindisi con 609 e Bari con 522.
Al capitolo investimenti, i Comuni della Puglia rimangono attardati rispetto all’altra parte del Paese. È Brindisi il Comune pugliese più spendaccione, ma nonostante i 388 euro a cittadino presenta un dato inferiore alla media nazionale, che è di 398 euro. Tutti gli altri Comuni della Puglia si attardano tra la 58esima posizione di Bari (241 euro) e la 103 di Foggia (appena 82 euro ad abitante).
I costi della politica sono maggiori al Sud: Napoli, Reggio Calabria e Cosenza compongono il podio. Bari con 63 euro a cittadino risulta al quarto posto, Brindisi con 52 euro è in 11esima posizione e Lecce con 34 euro alla 36esima. Più virtuosi in Puglia sono i Comuni di Andria (26 euro) e Foggia (18).
A Brindisi per mantenere i politici ogni brindisino si scuce dalle tasche 52 euro all’anno. Solo in altre dieci città capoluogo d’Italia si paga alla politica uno scotto superiore. Negli altri cento Comuni invece, remunerare amministratori di qualunque rango o levatura, richiede ai contribuenti sforzi economici decisamente più contenuti. Il risultato è che nel Sud il politico costa al cittadino molto di più.
L’indagine del quotidiano finanziario, tuttavia, non si è limitata ad analizzare costi della politica e loro peso sulle tasche del cittadino. Diversi studi sono stati eseguiti per misurare il livello di “ricchezza” di ogni Comune, utilizzando come termometri l’entità delle entrate tributarie procapite, quelle extratributarie, le “proprie” e i debiti. Stimate anche le spese correnti, quelle per gli investimenti e per le spese del personale. Si scopre così che con 805 euro di tasse e imposte pagate da ogni cittadino al proprio municipio, Lecce è non solo la città più ricca della Puglia, ma dell’intero Centro Nord dopo Venezia. E Brindisi? Il capoluogo adriatico si piazza 24esimo, con 473 euro versati a testa dai suoi cittadini nelle casse comunali.
PERCHE’ QUI AL SUD SI STA MORENDO QUANDO I NOSTRI POLITICI SONO PIENI DI SOLDI? PERCHE’ QUESTA ASSURDA POLITICA LADRONA?
E a Villa Castelli? Intanto cresce la raccolta differenziata nei comuni dell’Ato Br/2
e la regione Puglia riduce l’ecotassa sui rifiuti conferiti in discarica.
Il Servizio regionale preposto ha determinato, con atto n.89 del 18 maggio ‘09, di fissare l’ecotassa per tutti e nove comuni a 10 € a tonnellata. La riduzione rispetto a quanto già si pagava non è di quelle che fanno molto clamore: considerando infatti una produzione annua di circa 70.000 t di rifiuti indifferenziati si avrà una riduzione di 70.000 € + IVA; ma la cifra diventa decisamente importante se si pensa a quanto i comuni risparmieranno rispetto a quello che sarebbe stato l’aumento da giugno pari a 5 € a tonnellata che, su base annua, ammonta a 350.000 € + IVA di mancato esborso e in questi tempi di crisi anche per l’erario non è cifra da trascurare.
Ma perchè allora a Villa Castelli, nonostante si risparmi, è stata aumentata la tassa sui rifiuti? Per pagare i "politici" che abbiamo in Comune?
In particolare, Venezia svetta in testa alla classifica delle entrate proprie grazie al contributo sui bilanci che arriva dal Casinò e dai tributi speciali. Su Torino, che e' la città con il maggiore indebitamento (3.450 euro pro-capite) pesa l'effetto Olimpiadi; a seguirla e' Milano che presenta un debito a cittadino di 2.938 euro. La meno indebitata Caltanisetta (42 euro a testa).
Guardando alle entrate tributarie pro capite nei comuni capoluogo italiani, la media risulta di 395 euro. Quanto ai passivi, invece, l'indebitamento medio per abitante e' pari in media a 1.207 euro. Mentre il valore delle spese correnti medie e' pari a 1.060 euro, con quelle per investimenti (in media 398 euro, con quasi tutto il sud al di sotto della cifra) che vedono Palermo all'ultimo posto.
In Puglia il Comune di Lecce è il secondo in Italia, tra i 110 capoluoghi di provincia, per entrate tributarie. Il comune salentino con 805 euro ad abitante è secondo soltanto a Venezia le cui casse però sono adeguatamente rimpinguate dagli introiti che provengono anche dall’attività del Casinò. Per entrate tributare altri due Comuni pugliesi sono al di sopra della media nazionale: Brindisi è al 24esimo posto con 473 euro, Bari al 39esimo con 419, poi Foggia con 371 e Andria con 282 euro.
Il quadro che emerge dal report vede una contrapposizione netta tra il nord e il sud del Paese. Nel settentrione ci sono più spese per gli investimenti e minor costi della politica. Pochi investimenti ed elevati costi per la politica, invece, si trovano nel Sud.
Per quanto riguarda i debiti è Lecce il Comune pugliese con il maggior tasso di indebitamento, con 1.491 euro ad abitante (quasi 330 euro in più della media nazionale). Seguono in graduatoria Foggia con 838 euro, Andria con 755, Brindisi con 609 e Bari con 522.
Al capitolo investimenti, i Comuni della Puglia rimangono attardati rispetto all’altra parte del Paese. È Brindisi il Comune pugliese più spendaccione, ma nonostante i 388 euro a cittadino presenta un dato inferiore alla media nazionale, che è di 398 euro. Tutti gli altri Comuni della Puglia si attardano tra la 58esima posizione di Bari (241 euro) e la 103 di Foggia (appena 82 euro ad abitante).
I costi della politica sono maggiori al Sud: Napoli, Reggio Calabria e Cosenza compongono il podio. Bari con 63 euro a cittadino risulta al quarto posto, Brindisi con 52 euro è in 11esima posizione e Lecce con 34 euro alla 36esima. Più virtuosi in Puglia sono i Comuni di Andria (26 euro) e Foggia (18).
A Brindisi per mantenere i politici ogni brindisino si scuce dalle tasche 52 euro all’anno. Solo in altre dieci città capoluogo d’Italia si paga alla politica uno scotto superiore. Negli altri cento Comuni invece, remunerare amministratori di qualunque rango o levatura, richiede ai contribuenti sforzi economici decisamente più contenuti. Il risultato è che nel Sud il politico costa al cittadino molto di più.
L’indagine del quotidiano finanziario, tuttavia, non si è limitata ad analizzare costi della politica e loro peso sulle tasche del cittadino. Diversi studi sono stati eseguiti per misurare il livello di “ricchezza” di ogni Comune, utilizzando come termometri l’entità delle entrate tributarie procapite, quelle extratributarie, le “proprie” e i debiti. Stimate anche le spese correnti, quelle per gli investimenti e per le spese del personale. Si scopre così che con 805 euro di tasse e imposte pagate da ogni cittadino al proprio municipio, Lecce è non solo la città più ricca della Puglia, ma dell’intero Centro Nord dopo Venezia. E Brindisi? Il capoluogo adriatico si piazza 24esimo, con 473 euro versati a testa dai suoi cittadini nelle casse comunali.
PERCHE’ QUI AL SUD SI STA MORENDO QUANDO I NOSTRI POLITICI SONO PIENI DI SOLDI? PERCHE’ QUESTA ASSURDA POLITICA LADRONA?
E a Villa Castelli? Intanto cresce la raccolta differenziata nei comuni dell’Ato Br/2
e la regione Puglia riduce l’ecotassa sui rifiuti conferiti in discarica.
Il Servizio regionale preposto ha determinato, con atto n.89 del 18 maggio ‘09, di fissare l’ecotassa per tutti e nove comuni a 10 € a tonnellata. La riduzione rispetto a quanto già si pagava non è di quelle che fanno molto clamore: considerando infatti una produzione annua di circa 70.000 t di rifiuti indifferenziati si avrà una riduzione di 70.000 € + IVA; ma la cifra diventa decisamente importante se si pensa a quanto i comuni risparmieranno rispetto a quello che sarebbe stato l’aumento da giugno pari a 5 € a tonnellata che, su base annua, ammonta a 350.000 € + IVA di mancato esborso e in questi tempi di crisi anche per l’erario non è cifra da trascurare.
Ma perchè allora a Villa Castelli, nonostante si risparmi, è stata aumentata la tassa sui rifiuti? Per pagare i "politici" che abbiamo in Comune?
domenica 25 aprile 2010
Principi Attivi 2010
Principi Attivi è l’iniziativa di Bollenti Spiriti per favorire la partecipazione dei giovani pugliesi alla vita attiva e allo sviluppo del territorio attraverso il finanziamento di progetti ideati e realizzati dai giovani stessi.
L’obiettivo è duplice:
* verso i giovani: dare responsabilità, occasioni di apprendimento e di attivazione diretta
* verso la comunità regionale: dare un iniezione di energia e innovazione al sistema sociale ed economico pugliese.
Principi Attivi finanzia gruppi informali di giovani che intendono realizzare:
A. Idee per la tutela e la valorizzazione del territorio
(es: sviluppo sostenibile, turismo, sviluppo urbano e rurale, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale ed artistico etc.);
B. Idee per lo sviluppo dell’economia della conoscenza e dell’innovazione (es. innovazioni di prodotto e di processo, media e comunicazione, nuove tecnologie etc.);
C. Idee per l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva (es.qualità della vita, disabilità, antirazzismo, migranti, sport, pari opportunità, apprendimento, accesso al lavoro, impegno civile, legalità etc.).
In caso di approvazione del progetto, i gruppi informali si impegnano a costituire un nuovo soggetto giuridico a propria scelta (associazione, cooperativa, impresa etc.).
Il contributo massimo ammissibile per ciascuna proposta progettuale è di 25.000 Euro per realizzare progetti delle durata massima di 12 mesi.
Il primo bando è stato pubblicato a maggio 2008 ed è scaduto il 31 luglio 2008. Informazioni e risultati dela prima edizione di Principi Attivi sono disponibili in questa pagina.
IL NUOVO BANDO PRINCIPI ATTIVI 2010
Il nuovo bando è stato approvato il 22 febbraio 2010 ed è finanziato con 2.2 milioni di Euro.
Possono presentare progetti giovani cittadini, italiani e stranieri residenti in Puglia, di età compresa tra i 18 e i 32 anni* (nati a partire dal 1 gennaio 1977), organizzati in gruppi di lavoro informali composti da un minimo di 2 persone.
Il bando scade alle ore 13.00 del 14 giugno 2010.
Per informazioni e richieste di chiarimento:
http://bollentispiriti.regione.puglia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=187:principi-attivi-giovani-idee-per-una-puglia-migliore&catid=142:news-dal-territorio&Itemid=1300079
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