In attesa dell’emanazione delle linee guida per i procedimenti autorizzativi degli impianti a fonti rinnovabili, previsti dal decreto legislativo 387 del 2003, gli operatori del settore chiede certezze. Un coro cui si uniscono anche i territori che nell’energia pulita hanno intravisto un’importante occasione di rilancio economico.
E’ il caso della Puglia, colpita da una sentenza della Corte Costituzione che ha bocciato alcuni importanti articoli della legge n.31 del 2008 sulle fonti rinnovabili, e in particolare la norma che introduceva una procedura semplifica (la dichiarazione di inizio attività) per impianti fino a 1 MW.
Cosa accadrà ora? Se lo chiedono un po’ tutti, dagli operatori del settore che hanno investito ingenti somme nelle risorse rinnovabili pugliesi agli stessi amministratori locali. Per porre ordine al caos autorizzazioni, Loredana Capone, vice presidente della Regione Puglia, chiede allo Stato “una deroga alla sentenza della Consulta affinché gli operatori e le banche che si sono già esposti non perdano investimenti per 4,5 miliardi di euro”.
Capone, intervenendo ieri al convegno di presentazione del primo Irex Annual Report di Althesys, ha difeso l’operato della Regione sostenendo che la legge n. 38 è intervenuta solo per “colmare una lacuna nazionale” e per creare un processo autorizzativo più semplice allo scopo di “attirare investimenti”. A questo punto “sarebbe assurdo tagliare la gambe al settore trainante dell’economia regionale, fermando una macchina che ha fatto della Puglia il leader europeo delle rinnovabili dopo la Germania.
In ballo – ha concluso la vice di Nichi Vendola – ci sono circa 30mila posti di lavoro
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