sabato 15 novembre 2008

Berlusconi indagato

Berlusconi indagato ….. da sempre …..è sempre più mafioso…E chi paga? Paga la legge purtroppo….. che schifo!( ma per i comuni normali la legge è diversa )Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per la corruzione di Saccà, presidente Rai e per istigazione alla corruzione del senatore Randazzo e di altri senatori della Repubblica. Una storia che ha un'evidente rilevanza politica e si può raccontare così. Come tutte le storie che si rispettino è avviata dal caso. I pubblici ministeri stanno ficcando il naso su un giro di iperfatturazioni che nasconde la costituzione all'estero di fondi neri. Fondi neri di cui Berlusconi è indagato dal 1987, e che sempre è riuscito a svicolare, spesso facendo leggi ad hoc per lui.La ricostruzione dei movimenti finanziari svela che il denaro ritorna in Italia attraverso la Svizzera. Per i personaggi coinvolti, per i loro contatti nel mondo della Rai, il sospetto degli investigatori è che quelle somme possano essere o le tangenti destinate ad amministratori del servizio pubblico o "fette di torta" che i produttori televisivi si ritagliano, franco tasse. Al centro dell'attenzione finisce un produttore tv, Giuseppe Proietti, che ha lavorato alla Sacis (la società di produzione della Rai). Il suo rapporto con Saccà è costante. Interrogato, il presidente Rai nega di conoscere Proietti, ma nel periodo delle indagini, Proietti si reca 88 volte in viale Mazzini e in 40 di queste occasioni è in visita da Saccà che ignora di essere al centro di un'inchiesta che, come sempre accade ha il suo perno nell'ascolto telefonico. Nelle comunicazioni del presidente di Rai saltano fuori delle attività che i pubblici ministeri giudicano non legittime per un dirigente Rai. Agostino Saccà è insoddisfatto della sua collocazione in Rai. Si sente sottovalutato e avverte di essere guardato a vista dal direttore Cappon. Vuole lasciare la Rai per "mettersi in proprio" nella sua Calabria, collaborare al "progetto Pegasus", un'iniziativa che vuole consociare le capacità e la qualità dei piccoli produttori televisivi italiani per farne una realtà industriale in grado di competere sul mercato nazionale e internazionale. Saccà parla molto delle sue idee e dei suoi progetti al telefono, soprattutto con il consigliere d'amministrazione della Rai, Giuliano Urbani. Con Urbani, Saccà conviene che in "Pegasus" bisogna far spazio a "un uomo di Berlusconi". Il presidente Rai ne va a parlare con il Cavaliere. Si incontrano spesso, a quanto pare. E' a questo punto dell'indagine che emerge l'intensa consuetudine dei rapporti tra Berlusconi e Saccà. Secondo fonti attendibili, soprattutto una decina di telefonate dirette tra il giugno e il novembre di quest'anno appaiono illuminanti. Berlusconi e Saccà discutono della sentenza del Tar che ha bocciato l'allontanamento dal consiglio d'amministrazione della Rai, Petroni. Saccà sostiene che i consiglieri del centro-destra non sanno cogliere "le dinamiche positive". Spiega al Cavaliere come intervenire. Lo sollecita a darsi da fare per eliminare i contrasti che dividono "i suoi consiglieri". Berlusconi appare a suo agio con Saccà. Il Cavaliere si fa avanti anche per risolvere qualche suo problema personale e politico. In una telefonata, alla domanda di Saccà: come sta, presidente? "Socialmente - dice Berlusconi - mi sento come il Papa: tutti mi amano. Politicamente, mi sento uno zero... e dunque per sollevare il morale del Capo, mi devi fare un favore. Vedi se puoi aiutare...". Il Cavaliere fa quattro nomi di candidate attrici: Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti. Sai, spiega Berlusconi a Saccà, non sono tutte affar mio perché "la Evelina Manni mi è stata segnalata da un senatore del centro-sinistra che mi può essere utile per far cadere il governo". Promette Berlusconi a Saccà: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto... Agostino Saccà.Agostino Saccà appare consapevole che la preoccupazione del Cavaliere sia la "campagna acquisti" inaugurata al Senato per capovolgere la maggioranza che sostiene il governo Prodi. Fa quel che può nell'interesse del "Capo". In estate, incontra il senatore Fuda, un transfuga di Forza Italia, oggi nel centro-sinistra. Dell'esito del colloquio, Saccà riferisce a un commercialista calabrese con studio a Milano con molti incarichi in società pubbliche, oggi sindaco di Rai Way. Dice Saccà: "Fuda vuol far sapere al Capo che il suo cuore batte sempre a destra, anche se è costretto a stare oggi a sinistra e che comunque il Cavaliere deve starne certo: Fuda gli darà un aiuto in Parlamento". Saccà e Pilello discutono al telefono l'abbordaggio del senatore Randazzo. Il commercialista assume informazioni sullo stato economico dell'eletto in Oceania. Ne riferisce a Berlusconi che lo convoca ad Arcore. Si può presumere che il commercialista riceva l'incarico di accompagnare Randazzo da Berlusconi. Dopo qualche tempo, gli investigatori filmano l'arrivo di Pilello all'aeroporto di Roma dove è in attesa Randazzo e l'ultimo brevissimo tragitto fino a Palazzo Grazioli. Quel che accade nella residenza romana di Berlusconi lo racconterà il senatore ai pubblici ministeri. Berlusconi lo lusinga. Appare euforico. Vuole conquistare la maggioranza al Senato e dice di essere vicino ad ottenerla. Se Randazzo cambierà cavallo, potrà essere nel prossimo esecutivo o viceministro degli Esteri. L'elenco dei benefit offerti non finisce qui. Randazzo sarebbe stato il numero 2, appena dietro Berlusconi, nella lista nazionale alle prossime elezioni e l'intera campagna elettorale sarebbe stata pagata dal Cavaliere. Randazzo è scosso da quelle proposte. Ricorda ai pubblici ministeri un bizzarro episodio che gli era occorso in luglio. Passeggiava in piazza Colonna a Roma. Come d'incanto si ritrova accanto un imprenditore australiano, Nick Scavi. L'uomo lo apostrofa così: "Voglio offrirti la possibilità di diventare milionario. Ti darò un assegno in bianco che potrai riempire fino a due milioni di euro". Randazzo rifiuta l'avance. L'altro non cede. Trascorre qualche giorno e lo richiama. Gli chiede se ci ha ripensato. Randazzo non ci ha ripensato. Come Nick Scavi, anche Berlusconi non cede dinanzi al primo rifiuto di Randazzo. Per superare le incertezze, il Cavaliere rassicura il senatore: "Caro Randazzo, le farò un vero e proprio contratto...". Ancora il telefono racconta come vanno poi le cose. Pietro Pilello dice che Berlusconi gli ha chiesto il numero telefonico di Randazzo perché aveva bisogno di parlargli con urgenza. Il senatore conferma durante l'interrogatorio: "E' vero, Berlusconi mi chiamò e mi disse: lei ci ha pensato bene, le carte sono pronte, deve solo venirle a firmarle. Mi basta anche soltanto una piccola assenza". Al Senato un'assenza, con l'esigua maggioranza del centro-sinistra, ha il valore di un voto contrario. "Una piccola assenza" è sufficiente perché, dice Berlusconi, "ho con me Dini e i suoi - che non dovrebbero tradire - e tre dei senatori eletti all'estero". Vanagloria del Cavaliere come quella storia dei "contratti di garanzia"? Forse sì, forse no. E' un fatto che almeno "un contratto" è saltato fuori a Napoli in un'altra indagine che ha come indagato per riciclaggio il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama (alcuni suoi assegni per 400 mila euro sono stati ritrovati nelle mani di un noto contrabbandiere, Rocco Cafiero). Durante l'investigazione, è stato sequestrato un contratto, inviato via fax a quanto pare, a firma Sandro Bondi e Sergio De Gregorio in cui si dà conto dell'impegno finanziario concordato tra le parti, delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. E' l'accordo stipulato tra Forza Italia e l'associazione "Italiani nel mondo" di De Gregorio. Altri accordi, evidentemente, avrebbero dovuto nascere soltanto se i senatori del centro-sinistra avessero voluto.Questi i fatti sconvolgenti. Un'inchiesta della magistratura napoletana che si basa su intercettazioni telefoniche e che riguarda tentativi di corruzione in ambito Rai e le offerte del Cavaliere al senatore del centrosinistra Randazzo per passare con l'opposizione. Nessuna corruzione, dice Berlusconi, solo normali pratiche politiche. "Ho fatto solo la corte ai senatori ma tutto questo è avvenuto alla luce del sole" dice. Induzione al ribaltone? Assolutamente no, ma solo "candidature e incarichi di governo" per "persone meritevoli". Il tutto fatto "in maniera assolutamente corretta". Per capire cos'è la politica oggi ai tempi di Berlusconi servono i soldi, i soldi, simbolo del potere di Berlusconi, l’unico modo che ha per comandare l’Italia e gli Italiani: comprarli come schiavi.Ancora una volta un'intercettazione svela il vero volto del potere in Italia. Ancora una volta gli intercettati, Berlusconi in testa, reagiscono lamentando la violazione della privacy, senza mai entrare nel merito dei contenuti. Devastanti. Rivedendo la scena, protagonisti Berlusconi e Saccà, direttore Rai, in teoria il capo della concorrenza a Mediaset. Nei minuti di conversazione, si parla di televisioni, attrici raccomandate e politica. Senza soluzione di continuità perché sono la stessa cosa."Agostino" declama dall'ingresso in scena la sua natura di servo contento. Batte le mani al padrone, che fa il ritroso, lo gratifica di "uomo più amato d'Italia" ("lei colma un vuoto nel Paese, anche emotivamente"), usa il "noi" di parte per vantare la sua fedeltà. "Abbiamo mantenuto la maggioranza nel consiglio d'amministrazione Rai". Quindi, sempre in posizione genuflessa, il servo Agostino porta idealmente la bocca dalla scarpina rialzata del signore all'orecchio per sussurrargli i nomi dei traditori.Berlusconi prende nota e passa alle comande di giornata. Ha bisogno che vada avanti la fiction sul Barbarossa ("Bossi mi fa una testa tanta..."). Il fido Agostino acconsente e comunque dice non c'è problema, assicura il boss Rai. La fiction s'ha da fare "perché poi Barbarossa è Barbarossa, Legnano è Legnano". Argomenti inoppugnabili. Senza contare l'autocitazione. Saccà è infatti il geniale inventore dello slogan "perché Sanremo è Sanremo". D'altra parte, insiste il servitore, il padrone è così modesto, così liberale, gli chiede sempre tanto poco che è un piacere contentarlo."Per la verità, ogni tanto ti chiedo di donne", lo corregge Berlusconi, introducendo la seconda comanda. Si tratta di piazzare la solita Elena Russo e una certa Evelina Manna, per conto di un senatore della maggioranza di centrosinistra col quale Berlusconi tratta la caduta di Prodi. "Io la chiamo operazione libertà" chiarisce Berlusconi. Esaudito il terzo desiderio, Saccà continua a profondersi in inchini e profferte di servigi. Tanto che perfino Berlusconi si stufa e lo liquida.L'intercettazione è allegata all'inchiesta per cui Berlusconi è indagato con l'accusa di corruzione per la Rai e per il mercato dei voti. In Italia, per effetto del combinato disposto di riforme di giustizia promosse da destra e da sinistra, si sa che i processi a imputati eccellenti finiscono tutti in prescrizione, in assenza di una verità processuale.Questa Italia è una nazione dove la politica non governa nulla, tranne la televisione. Al singolare, perché la telefonata tra Berlusconi e Saccà rivela come il sistema berlusconiano sia una vera "struttura delta" che controlla l'universo Tv. Per necessità, il padrone della televisione è diventato il padrone della politica. Usa l'una per fare l'altra e viceversa.Questa Italia non ha più fiducia nei nostri politici, ormai troppo sporchi. Nessun giornale nazionale esce con il titolo: “VERGOGNA!” in prima pagina per la telefonata Berlusconi/Saccà che prospetta un colpo di Stato uterino. Andreotti è diventato innocente per le sue frequentazioni mafiose, e se ne parliamo diventa un perseguitato. Cuffaro dopo una condanna a cinque anni è un bravo politico perché finalmente si dimette.I media non riescono più a coprire la realtà della povertà, della corruzione, dell’incapacità degli inetti che stanno al governo e all’opposizione. Mastella in un altro Paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria, Berlusconi avrebbe scritto libri come “Le mie prigioni” o “Le televendite da Sing Sing”.Si preparano le elezioni. Con questa legge elettorale saranno riconfermati tutti. Non c’è il voto di preferenza. Le liste le decideranno i segretari di partito che confermeranno i loro servi e i loro famigliari. La situazione economica è seria. La recessione americana sta arrivando e i più deboli ne pagheranno le conseguenze. L’Italia non può più reggere.Il ritorno al voto con la legge elettorale attuale è un insulto agli italiani. Votare in questo caso non avrà alcun senso.Si votino da soli. Guadagneranno forse ancora del tempo, ma il loro tempo sta per finire.

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