sabato 15 novembre 2008

Un articolo di Lidia Menapace: la democrazia autoritaria

La democrazia autoritaria (sottovalutazione delle forme politiche)

Sull’Afghanistan, avendo individuato il peggior pericolo nell’alleanza tra Talebani e contadini (perchè i Talebani proteggono i raccolti di papavero e i militari li bruciano) avevo proposto di inviare la Finanza (militari armati ma non combattenti, una piccola riduzione del danno) a controllare i raccolti, venderli a ditte farmaceutiche e pagare un prezzo equo ai contadini, rendendoseli alleati. Fui oggetto di lazzi e sghignazzi (poco male, a me non fa nè caldo nè freddo) e ora saldata l’alleanza stretta tra Talebani e contadini, i Talebani vincono e la proposta non si può più fare, e la guerra diventa furiosa e ritirare le truppe, anche materialmente più difficile: o volete che ci apriamo la strada con le armi ingaggiando una eroica marcia nei territori dei Talebani vittoriosi e protetti dalla popolazione?
Vorrei che metteste le osservazioni che invio sullo sfondo dell’allarme per minacce di fascismo che da mesi denuncio, soggiungendo che non si tratta della copia del fascismo originale, ma di un processo verso la "democrazia autoritaria" che è pericolosamente in corso. Una fortissima componente di questa deriva cominciò con Tangentopoli.
Ho sempre avuto molta diffidenza verso l’operazione Mani pulite e lo scrissi su Avvenimenti. Dissi subito che un governo della magistratura, sarebbe sempre stato conservatore, dato che i magistrati debbono applicare la legge, non compete loro mutarla, e quindi hanno una cultura conservatrice. E il disordine introdotto per fare ordine produce spesso danni peggiori del male.
Di nuovo, tra parentesi: vorrà pur dire qualcosa che non tutti i reati sono procedibili d’ufficio, ma solo a querela di parte e che la distinzione tra procedibili e non è delicatissima e descrive la civiltà giuridica di un popolo; mi ricordo bene che i magistrati non volevano la procedibilità d’ufficio per la violenza sessuale anche in famiglia, essendo essi pure per genere e per collocazione sociale patriarchi. Le analisi sociologiche sulla magistratura fatte nel ’68 furono eccellenti, anche se oggi si vuol far passare quel grande movimento innovativo come una calata di barbari: gli studenti che capeggiarono il ’68 erano studenti di grande intelligenza e "merito": Però Capanna e Spada alla Cattolica di Milano, Rostagno e Boato a Trento e così a Pisa e a Roma e a Torino e a Napoli, via! Magistratura democratica, Medicina democratica, la lotta contro i manicomi, il sindacato di polizia, il femminismo sono nel ’68, tanto quanto le lotte operaie e lo Statuto dei lavoratori e il divorzio e la 194 e la riforma del diritto di famiglia, che cosa volete raccontarci? che furono solo scontri? purtroppo ci furono anche gli scontri e quanto ci abbiano giocato i servizi deviati è ancora da sapere.
Chiusa la parentesi andiamo ad analizzare, sia pure a grandi passi e senza finezza ciò che è avvenuto via via . Tra gli elementi di crisi dell’incompiuta costruzione dello stato democratico ci fu la “conventio ad excludendum” contro il Pci e la dimenticanza della Costituzione formale per lasciare che si affermasse quella che viene chiamata costituzione materiale, fino a quando il trionfante berlusconismo decretò che era inutile studiarla e abrogò l’educazione civica e i due grandi partiti crollarono e il Pci addirittura cominciò a cancellare la sua storia, sicchè oggi anche chi è di sinistra poco o niente sa degli eventi. Il fenomeno nella cultura politica è che le distanze tra i due maggiori partiti si riducono e ciascuno di essi si allontana da pezzi del suo schieramento. Dite che non è vero: Veltroni dialoga con Berlusconi e non più o con dispetto e supponenza con Rifondazione e tutti quelli dell’Unione, mentre il Cavaliere snobba AN e Lega. Questa tendenza annuncia un disegno verso un indistinto centrismo che pendola lievemente e si aggiudica i governi con pochi punti di distanza e sinistra e destra relegate ai margini fino a convincerle a non prendere parte alla gara elettorale. Concludo dicendo che a mio parere la sinistra sottovaluta le questioni delle forme politiche e così ci troviamo spesso fregati anche nei contenuti, dato che le forme sono il veicolo dei contenuti e se c’è il semaforo rosso si viene fermati, se c’è uno sbarramento bisogna cambiare strada.

Lidia Menapace

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