sabato 15 novembre 2008

Dalla scuola arrivano gli insegnamenti di democrazia ed economia

L'onda pacifica e determinata di studenti, insegnanti e genitori contro la Gelmini si gonfia sempre più. Più di un milione i manifestanti radunati a Roma: "Il governo deve ascoltarci".
Un decreto fatto con arroganza, a colpi di voti di maggioranza, la finta riforma della scuola fatta di tagli è stata bocciata dal Paese. Manifestazioni anche a Milano, Bologna, Genova, Pavia, Ancona, Napoli, Cagliari, L'Aquila, Lecce, Palermo, Catania, Bari...
A Roma Piazza del Popolo è stracolma: gli striscioni degli studenti del sud, "calabresella mia" suonata dalle scuole calabresi, la musica del camion dei giovani liceali romani e ancora palloncini e bandiere. In testa al corteo, leader sindacali e leader politici del vecchio PRC entrano insieme in piazza: Vendola, Ferrero e Bertinotti uno accanto all'altro, come a far credere che il corteo è merito loro, ma fanno solo presenza, non politica attiva…, Di Pietro a pochi metri di distanza e i militanti di IdV raccolgono le firme contro il lodo Alfano. "Vogliamo firmare per il referendum contro la legge Gelmini", chiedono alcune maestre, "va preparato, ci vuole un po' di tempo", gli rispondono i dipietristi. Entrano poco dietro anche Veltroni ed Epifani. "Il governo ascolti la società e non trasformi questo movimento in un fatto politico", dice onestamente il segretario del Pd. "Il governo - aggiunge - deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno. Le misure prese a colpi di decreto, la pessima riforma della scuola fatta di tagli, sono state bocciate dal Paese. La grande marea di persone che ha riempito Roma, i tanti altri nelle piazze delle altre città italiane, con la loro protesta non chiedono di tenere questa situazione, chiedono una scuola che funzioni, che sappia premiare il merito e offrire a tutti eguali condizioni di partenza".Dalla piazza la protesta riserva raffiche di fischi contro i ministri Gelmini e Brunetta. Sul palco intervengono i leader di tutti i sindacati. Bonanni chiede al governo di "riaprire un confronto perché la scuola non può essere diretta come una azienda". Si rimprovera al governo di mascherare con una finta riforma una mera esigenza di cassa. Ma non possono essere i giovani a pagare. Per Angeletti "lo sciopero della scuola è stato convocato per risolvere i problemi contrattuali e dei precari, bisogna quindi evitare strumentalizzazione politica". Epifani chiude la manifestazione e parla di "un intero paese che insorge" e si rivolge ai manifestanti: "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". "Non dividiamoci - è l'appello lanciato dal palco di piazza del Popolo - la forza di questa giornata è l'unità, non scambiamo un piatto di lenticchie per questa forza di unità. Questo è il segno di questa manifestazione e di questo incontro".
Paolo Ferrero dice: "una enorme manifestazione di popolo contro un governo che trova i soldi per banche e banchieri e taglia la scuola pubblica".
Studenti, lavoratori, famiglie al completo di tre generazioni unite dalla volontà di difendere non lo status quo, ma le pari opportunità per tutti, l'accesso al sapere e il diritto di futuro.
Per Paolo Nerozzi (Pd) prova a strumentalizzare la manifestazione: "chi pensava che la sinistra fosse morta si sbaglia di grosso perché la mobilitazione di oggi dimostra quanto sia ancora viva l'identificazione della sinistra con l'idea di eguaglianza e la difesa dei diritti fondamentali e della non violenza, la ricostruzione del centrosinistra parte proprio da qui".
Il 90 % delle scuole italiane oggi sono rimaste chiuse. Proteste in tutta Italia. Gli universitari sono scesi in piazza per "rivendicare un sistema formativo pubblico e sul quale non si possono operare tagli così vistosi". Oltre a Roma gli studenti medi e universitari sono stati al fianco dei lavoratori in sciopero anche ad Ancona, Milano, Cagliari, Catania, L'Aquila, Lecce, Bari, Palermo, Pavia, Torino e Genova.
A Milano decine di migliaia di persone, tra alunni delle elementari, studenti liceali e universitari, insegnanti, genitori e precari hanno sfilato e si sono date appuntamento in piazza Duomo. Secondo i responsabili di "Rete scuole", tra gli organizzatori, i manifestanti erano 200mila. Alcuni spezzoni del corteo non si sono fermati in piazza Duomo e si sono diretti con un corteo non autorizzato in piazza Affari, dove circa duemila studenti si sono seduti attorno ai furgoni e hanno improvvisato un'assemblea di fronte alla Borsa.A Bologna circa 30.000 studenti medi e universitari si sono concentrati in piazza Nettuno e in piazza Maggiore. A Brescia i manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria. Stessa cosa a Firenze, dove un centinaio di manifestanti, tra studenti e aderenti ai centri sociali, ha occupato per circa mezz'ora alcuni binari a Campo di Marte, con alcuni momenti di tensione.In Sicilia si calcola un'adesione molto elevata allo sciopero da parte degli insegnanti. A Palermo due i cortei: uno di docenti, personale scolastico e genitori e l'altro di studenti delle superiori e dell'università. Cortei anche a Messina, Reggio Calabria e Cagliari. Ancora manifestazioni a Napoli: tre istituti superiori hanno sfilato a Portici, uno a Ischia, mille studenti ad Arzano. A Bari hanno manifestato circa 10.000 studenti.
Chissà come gode ora Tremonti, perché grazie al decreto Gelmini, fior di miliardi di euro saranno sottratti alla scuola e giungeranno tra le sue sagge mani. E così il ladro dell’economia italiana, li elargirà ai monumenti dell’imprenditorialità’ liberista italiana che ultimamente si sono rimessi in coda perché stanno fallendo e noi dobbiamo salvarli, perché continuino a distruggerci. Sembra che si possa essere liberisti ad intermittenza: quando e’ tempo di parlare di tasse e di responsabilità sociale delle imprese allora si invocano i fantasmi comunisti, quando invece il sistema va all’aria per la troppa ingordigia allora si torna all’ovile e si intascano i soldi dei contribuenti per sopravvivere, in nome dell’interesse generale, ovviamente. E mentre Tremonti e’ euforico un po’ meno felice deve essere la Gelmini che da quando fa la portavoce dei tagli di Tremonti si e’ presa una valanga d’insulti da Trento fino a Gela e la grande maggioranza di questi assolutamente giusti e meritati. Poverina, forse pensava di godersi la manna ministeriale e invece e’ stata innalzata dall’opinione pubblica come il simbolo della falsa democrazia berlusconiana, eppure lei ha fatto solo il suo dovere, cioè servire le esigenze del contabile di Berlusconi, Tremonti.Ora gli elettori poveri del PDL festeggiano per la futura ignoranza dei loro figli. Per chi ha i soldi si aprono invece nuove opportunità competitive, il loro status di eletti potrà essere affermato fin da studenti. Per tutti gli altri non resta che rimboccarsi le maniche perchè se c’e’ una cosa certa in questa vicenda e’ che la lotta inizia solo oggi.
Dall'anno scolastico 2009/2010 non ci saranno più 2 docenti per sezione. Non saranno più garantite le 40 ore settimanali comprensive di mensa e di orario continuato, ridotte a 24 ore definitive. Il 50% del personale di ruolo sarà decapitato e sarà perdente posto. Nella più rosea delle ipotesi si dovrà emigrare al nord per insegnare, pur essendo regolarmente di ruolo nella propria provincia (io ad Avellino). Nel sud sarà impossibile avere il tempo pieno facoltativo perché siamo poveri e mancheranno sicuramente i fondi, dovendo farsene carico l'Istituto scolastico e/o le famiglie. La conseguenza nel sociale sarà drammatica: le donne dovranno scegliere tra il lavorare o l'allevare figli, perché la retta scolastica sarà superiore al guadagno della madre lavoratrice (considerando che la maggioranza delle donne meridionali guadagna tra i 300/400 euro al mese). Si tornerà indietro di un secolo.
Ma c’e’ un lato positivo della vicenda Tremonti-Gelmini, ed e’ che ha rivelato in maniera palese e inequivocabile a tutto il Paese cosa sia realmente il governo dittatoriale di Berlusconi, una maggioranza parlamentare di pupazzi nelle mani di un magnate onnipotente:
“L’umiliazione delle più elementari regole che caratterizzano una democrazia moderna e tra queste, forse la più grave, la partecipazione sociale del popolo sovrano.
Ma e’ iniziato il conto alla rovescia per questo governo, l’opposizione politica la possono infatti ignorare e umiliare, ma il Paese reale, quello no”.

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